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A cura di Luigi Fertonani
(critico di Bresciaoggi)
La composizione incompiuta di Franco
Margola era destinata a un organico molto
impegnativo per orchestra, tre cori che
rappresentavano i devoti popolani, i pastori
e i cori angelici, oltre a “Una Voce” e al
personaggio narrante di Eglo.
Margola aveva già portato a buon punto il
progetto sul testo di Roberto Pancari, basta
guardare l’inizio, con la linea melodica che
accompagna l’esordio della voce narrante di
Eglo: Tommaso Ziliani ha preso questa parte
manoscritta e l’ha attribuita al violino e al
violoncello, proseguendo con parti destinate
ai fiati (flauto, oboe, clarinetto e fagotto) e
all’arpa, ricavandole dal manoscritto
originale.
Ziliani ci porta quindi a una scelta
cameristica anche se con ben sette strumenti
oltre alle voci non risulta eccessivamente
riduttiva e anzi, con la varietà dei timbri
scelti, ben rappresenta i colori orchestrali
che certo l’autore immaginava.
Ovviamente Ziliani non si è limitato a una
semplice trascrizione delle parti già scritte:
in molti casi ha dato corpo agli abbozzi di
Margola con una serie d’interventi. Ad
esempio quando la voce di Eglo nella quarta
parte della Cantata ha bisogno di un
supporto, sulle parole “Voce d’angeli
riaccende la gioia di questa notte”, prima
della ripresa dell’”Adoremus Dominum”,
che con la linea melodica affida il testo
prima alle voci bianche e poi con le varie
sezioni al coro misto; in questo caso Ziliani
riprende figurazioni già usate in precedenza.
Particolare l’intervento nella parte finale
della partitura che nonostante la semplicità
degli schizzi lasciati da Margola assume
quel carattere trionfante suggerito dal testo
alleluiatico che corona ottimamente la
Cantata.
Una Cantata per la Notte di Natale
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