Pagina 30 - Rivista on line num. 1 - 2014

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Avevo nove anni . Dovrei poi continuare
con la profonda riconoscenza e stima per
il caro maestro di pianoforte Ugo Amadei.
A seguire, l'allora direttore del Liceo
Musicale di Varese Riccardo Malipiero e
gli insegnanti di armonia e composizione
Angelo Mazza, Silvia Bianchera Bettinelli,
Pippo Molino e Giuseppe Giuliano. Per lo
studio dell'organo ho incontrato Luigi
Molfino e Giancarlo Parodi. Ciascuno di
questi insegnanti, in misura diversa, mi
ha aiutato nel percorso scolastico. In
seguito, con i corsi di improvvisazione
organistica di Arcore tenuti da K.
Ostrowski, F. Blanc, M. Clerc, T. Flury e
W. Seifen ho avuto modo di raggiungere
quel di più che mi interessava soprattutto
per il proseguimento della ricerca di uno
stile personale.
Ancora una domanda sull’ispirazione.
Come sceglie i testi su cui impostare e
dedicare la sua scrittura compositiva?
Scrive anche su committenza?
Un testo di musica ti attrae per la
profondità di significato, per la musicalità
già contenuta nei versi e per la possibilità
offerta di essere impiegato in alcune
circostanze legate al calendario liturgico.
Altre volte il testo diventa un tarlo che
rode e che non ti lascia in pace e così,
magari da un intuizione su come rendere
musicalmente un concetto, un'espressione
o un'invocazione, nasce il primo nucleo di
quella che poi diventerà la piccola o
grande composizione. E' accaduto così per
il Memorare . Penso che un testo per
essere compreso debba appunto diventare
un amico, un compagno di strada. Per
quanto riguarda la scrittura su
committenza devo dire che giunge dal
Seminario di Venegono per gli inni dei
nuovi candidati al sacerdozio e poi dalle
Edizioni Rugginenti di Milano, dalle
Edizioni Carrara di Bergamo e dalle
Edizioni Carus di Stoccarda.
Molto dibattuto, ancora oggi, è il
problema dell’interpretazione musicale.
Vi è ancora un’ampia disputa sulla sua
natura se sia un’attività creativa oppure
semplicemente tecnica.
Qual è il suo rapporto con le sue opere,
da questo punto di vista? E ancora, una
volta rese pubbliche le sue composizioni,
ritiene che non appartengano più al
compositore, ma all’esecutore, oppure
vuole che le esecuzioni rispondano ad
una idea precisa riscontrabile dalla
partitura?
Non so se è azzardato affermare che per la
musica si incontrano tre libertà: quella del
compositore, quella dell'interprete e quella
dell'ascoltatore. Molti grandi interpreti
con la loro libertà rendono pienamente ciò
che è stato scritto dai grandi compositori e
molte volte accade che arrivi anche
qualcosa in più. Per quanto riguarda
l'appartenenza delle opere penso che ci si
debba regolare come con i figli. Una volta
generati bisogna lasciare che incontrino il
mondo con tutto quello che di positivo e
negativo comporta (per la musica
dobbiamo intendere ovviamente interpreti
bravi e meno bravi). In fondo bisogna
mettere poi la libertà degli ascoltatori di
gradire e non gradire ciò che viene
proposto.
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