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Editoriale
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Un rapporto tra i coristi fondato sulla
responsabilità e sulla lealtà è la base
necessaria a una buona realizzazione
musicale.
Al tempo stesso la musica genera questa
armonia tra le persone. Recenti studi
hanno dimostrato come le persone
impegnate in un’esecuzione musicale (e
gli esperimenti sono stati condotti
proprio su formazioni corali)
armonizzano tra loro i ritmi corporei, a
partire da quello cardiaco: dalla musica
discende la possibilità di abbattere tanti
muri che ci dividono.
Lo stesso Abbado spiegava come la
musica opera su una parte del cervello
che è altra rispetto a quella della parola e
della logica: rinunciare alla musica è
dunque rinunciare a una formazione
completa della personalità.
Cantare in coro avvia dunque un circuito
dove la buona musica crea buone
relazioni e le buone relazioni buona
musica: un circuito virtuoso i cui
benefici ricadono ben al di fuori dei
confini del coro, contribuendo a
rafforzare identità personali e profili
sociali.
E investire sul coro significa investire
sulla formazione delle persone, sulla
formazione dei cittadini e del loro senso
di responsabilità.
Esserne consapevoli e orgogliosi, per
primi noi, che della musica corale
abbiamo fatto la nostra passione, e
convincere di questo le istituzioni del
nostro paese: ecco un bell’obiettivo che,
nel trentesimo anno di vita della
Federazione, tutta la coralità italiana
deve porsi.
Francesco Barbuto
Direttore di “A più Voci”