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1133Attivit%u00e0 delle delegazioni provincialiuomo che ha trovato la propria pace interiore, di un uomo che ha saputo prendere e concedere a se stesso il tempo per cercare, intravedere e trovare il proprio posto nel mondo, permettendosi anche di giocare a volte con i delicati equilibri che la vita propone in termini di nascite e di morti, di continui passaggi necessari affinch%u00e9 sia proprio la Vita vera a manifestarsi e compiersi. Il punto di vista %u00e8 stato quello privilegiato del protagonista stesso e ha potuto perci%u00f2 godere di una pesca abbondante nel fiume della propria storia, dell%u2019uomo che ha tentato di %u00abincontrare e sentire la verit%u00e0 di chi canta%u00bb. Mi %u00e8 stato chiesto di raccogliere qualche scatto fotografico a testimonianza e ricordo di questa giornata, e mi sento grato per il servizio richiestomi proprio perch%u00e9, grazie a ci%u00f2, %u00e8 stato possibile catturare alcune espressioni che rimarranno a lungo impresse nella memoria e che ancora continuano a riproporsi come - per dirla alla maniera di Bertolt Brecht %u2013 %u201cmentore silenzioso che ritorna soltanto per non dimenticare%u201d. Le espressioni di De Marzi %u00abquesto %u00e8 il giorno di cui si %u00e8 tanto parlato%u00bb e %u00abogni passo semina una croce%u00bb si inseriscono, a mio parere, in questo alveo e fanno da contrappunto vivo e vivificante ai brani proposti dalle tre corali che hanno preso parte alla giornata vissuta %u00abtra la donazione amatoriale e la tecnica%u00bb. Quest%u2019ultima sottolineatura %u00e8 stata scelta come sottotitolo dell%u2019evento. E proprio a proposito di donazione amatoriale De Marzi si esprimeva affermando che %u00abl%u2019atteggiamento dei coristi dovrebbe essere quello di chi da tutto e scende dal palcoscenico sfinito, ma felice%u00bb. Questo non pu%u00f2 per%u00f2 prescindere da una adeguata preparazione tecnica a supporto. Interessante anche l%u2019idea che %u00abnon si scalda la voce, si scalda invece la mente e si preparano i respiri%u00bb, quasi a richiamare la filosofia Zen della meditazione trascendentale, la scuola del silenzio, luogo di espressione privilegiato dell%u2019anelito dell%u2019uomo verso l%u2019infinito. Poter cogliere lo sguardo limpido, seppur forse malinconico, del Maestro che sovrastava la tastiera d%u2019avorio del pianoforte mezza coda e allo stesso tempo si perdeva veleggiando in un passato fatto non soltanto di ricordi ma di presente vivo, continuamente abitato dai volti ancora presenti nella propria vita (De Marzi si %u00e8 pi%u00f9 volte riferito agli amici Mario Rigoni Stern, a David Maria Turoldo, a Giulio Bedeschi%u2026 cos%u00ec pure ai mostri sacri della storia della musica quali Vivaldi, Brahms, Bach e Beethoven, sulle cui tavole fatte di sofferte note e segni di calamaio e piuma d%u2019oca egli confessa essersi nutrito) %u00e8 stato come compiere un viaggio mentale nel viaggio musicale %u00aballa ricerca del rapporto tra distrazione e ispirazione%u00bb. Un tempo dedicato allo studio della relazione tra musica e vita, passando attraverso il filtro dell%u2019ispirazione popolare, passeggiando tra le valli delle nostre montagne ascoltando la melodia degli alberi e il concerto degli uccelli, cullati dal vento che sospinge le pieghe della nostra anima%u2026 Mi hanno parecchio colpito i numerosi e continui parallelismi tra poesia e musica, tra vita e liturgia; l%u2019idea della musica come coscienza dell%u2019esistenza, delle note come spina dorsale di una vita che suda pane e sangue. Confesso di essermi commosso nel sentire accarezzare le parole dei salmi di Turoldo dalle mani del Maestro (ne ha musicato una raccolta) che conferivano loro possibilit%u00e0 di esistere. L%u2019espressione di turoldiana memoria %u00abti conosciamo nel frangere il pane%u00bb %u00e8 ritornata pi%u00f9 volte quando si %u00e8 accennato al tema della musica liturgica, dei canoni, delle