Pagina 21 - Rivista on line num. 1 - 2014

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Rubriche
Come può essere definita la sua
Signore
delle cime
? è un canto di montagna o un
canto sacro?
“Né l’uno né l’altro. Non è canto di
montagna per i motivi che dicevo prima,
perché i montanari non cantano così e non è
nemmeno un canto sacro perché il ‘sacro’
per poter essere definito tale ha bisogno di
certi passaggi testuali che in
Signore delle
cime
non ci sono.
A me piace pensare che sia una preghiera,
in generale, che può essere adattata a
seconda della necessità.
Pensi che l’ho ascoltata durante un
matrimonio alla chiesa di S. Tommaso a
Lipsia fatta in tedesco. Persino il significato
era diverso, mancava il riferimento alla
Madonna… ma non mi è affatto dispiaciuto.
Ho telefonato a mia mamma ‘Sai mamma,
non la cantano solo ai funerali, ma anche ai
matrimoni!’”
Dunque i suoi canti sacri sono solo
devozionali, o anche liturgici?
“Io vorrei che fossero utilizzati anche nelle
liturgie.
I salmi che ho scritto con David Maria
Turoldo, ad esempio, sono nati con
l’intenzione di ristrutturare la partecipazione
dell’assemblea in chiesa.
Non più la fretta e la ritualità delle
filastrocche della messa attuale. Una
partecipazione come nella messa
protestante, dove i fedeli pregano cantando.”
Quando componeste questi salmi?
“All’inizio degli anni Settanta. Turoldo era
da poco tornato dall’esilio, ci eravamo
conosciuti a Vicenza. Mi telefonò perché
aveva conosciuto un giovane, un certo
Ismaele Passoni, che scriveva melodie molto
belle, ma avevano bisogno di qualcuno che
le armonizzasse, e così Turoldo lo chiese a
me.
Ho vissuto con lui facendo questo mestiere,
fino alla sua morte. Poche ore prima di
morire mi disse ‘Bepi, mi raccomando: i
Salmi!’ Ancora oggi mi sto battendo per
l’adozione di questi salmi nella liturgia
attiva della chiesa, ma credo che anche
questa sia una battaglia persa.”
In conclusione, che definizione potrebbe
dare di sé nel panorama della musica
corale, sia sacra sia popolare?
“Vorrei fare mia una frase di Mario Rigoni
Stern, quando parlava dei suoi romanzi: mi
basta avere fatto compagnia a qualcuno.”