33
E’ merito loro e dei loro direttori se questo
patrimonio non va perduto, né viene
sacrificato alle mode.
Non è cosa da poco, e mi limiterò al mio
silenzio e a una citazione d’autore di fronte
alla latitanza di quelle istituzioni pubbliche
che perseguono ben altri scopi che la
coraggiosa diffusione della musica, che
corteggiano, corteggiati, quei compositori di
cui Renzo Cresti denunciava una
caratteristica inquietante (“quasi tutti si
vendono per ricevere qualche misero favore
dalla
nomenklatura
musicale”).
Come è noto, la storia della coralità italiana
è del tutto particolare e non coincide,
almeno sino alla fine del sec. XIX, a quella
degli altri Paesi europei. Tra la metà del
‘400, il ‘500 e non oltre la prima metà del
‘600 la produzione italiana sacra e profana
si ergeva a modello insuperato.
Ma successivamente
cominciò un lento
declino, che divenne
vistoso nei secoli XVIII
e XIX, quando la
musica corale perdette
la sua forza e si asservì
soprattutto al teatro musicale, divenendone
parte (non sempre) e non furono più la
ricerca contrappuntistica ed espressiva, la
ricchezza delle forme e il prorompere di
felici
madrigalismi
,
che esaltavano la
poeticità dei testi, a condurre il meraviglioso
gioco compositivo, ma la necessità pratica
di portare il coro all’interno dei teatri. La
produzione operistica italiana non aveva, né
poteva avere come obiettivo di rinnovare la
tradizione rinascimentale… La coralità si
semplificò e tutto divenne spettacolo, spesso
(capovolgendo la celebre raccomandazione
di Orazio Vecchi nel suo
Amphiparnaso
) più
da
vedere
che da
ascoltare
.
Dobbiamo dunque arrivare al ‘900 per
assistere a un graduale e crescente interesse
nei compositori per la composizione
polifonica corale pura, una vera e propria
“riscossa” finalizzata al riformarsi di una
letteratura corale di alto livello.
I compositori che diedero respiro e nuova
linfa alla tanto attesa rinascita furono molti,
alcuni famosi, altri che rimasero nascosti e
defilati, magari alla guida, come direttori e
organisti, di corali attive in piccoli centri. A
dimostrazione che il cammino della musica
è disuguale e discorde, ed è alimentato dalle
più diverse forze.
Proposte e linguaggi diversificati, ma il
fervore di quegli anni si trasmise al resto del
secolo per giungere fino a oggi presso quei
compositori che hanno saputo raccogliere le
variegate eredità principalmente di Luigi
Dallapiccola, Goffredo Petrassi, Gian
Francesco Malipiero, Giorgio Federico
Ghedini, Ildebrando Pizzetti, Bruno
Bettinelli.
Ho conosciuto personalmente soltanto due
di questi musicisti: Ghedini (quand’era
direttore del Conservatorio di Milano,
Rubriche
... il cammino della musica è
diseguale e discorde, ed è
alimentato dalle più diverse forze.