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Rubriche
A cura di Francesco Barbuto
Continuiamo con la seconda parte
dell’intervista al Maestro Irlando Danieli,
docente di Composizione al
Conservatorio di Milano e al Biennio di
specializzazione in Musicologia presso
l’Università Statale della stessa città.
La nostra rivista “A più voci” come sai
è dedicata prevalentemente alla musica
corale. Qual è il tuo rapporto col coro?
Fin da bambino ho sempre subìto il
fascino della musica vocale e delle
formazioni corali. Ne è derivato il
desiderio di adottare, particolarmente nelle
opere corali, un linguaggio avanzato ma
accessibile
e ben radicato nelle
potenzialità della musica per coro. A
questo proposito non posso non nominare
con ammirazione – anche dal punto di
vista dell’educazione musicale fin dalla
più tenera età – le scuole dei Paesi dell’est
europeo (come non subire il fascino di
Bartók e Kodály?) e dei paesi nordici.
Anche Penderecky (soprattutto quello
della
Passio secundum Lucam
e della
Threnodia per le vittime di Hiroshima
) mi
affascina. Credo inoltre che la lezione di
Messiaen sia stata tra le più importanti per
i compositori venuti dopo di lui.
Ho collaborato con un certo numero di
cori, anche di cori cosiddetti
amatoriali:
è
una definizione riduttiva, che non mi
piace, e posso testimoniare che i livelli che
questi coristi, quando guidati da Maestri
preparati, possono raggiungere, sono
davvero alti, come ho potuto verificare
molte volte nel momento della
realizzazione, a stretto contatto con loro,
dei miei lavori. Ho infatti potuto rendermi
conto che anche con formazioni non
professionali, supportate però dalla voglia
di fare e dall’entusiasmo di affrontare
musiche nuove, si possono ottenere
risultati di profonda espressività e vitalità.
In un mondo e in un periodo
contemporaneo come il nostro, il modo
di comporre oggi è certamente più
libero e svincolato da regole precise
musicali rispetto una volta. Cosa ne
pensi di come bisognerebbe comporre
oggi?
“Comporre e insegnare: un vero privilegio”
Intervista a Irlando Danieli