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Non esiste più, almeno a partire da metà
del secolo scorso, una grammatica
oggettiva
, né nessuna regola realmente
codificata per la composizione musicale.
Questo motivo ha fatto sì che si verificasse
un affollamento e una confusione per
quanto riguarda la figura del compositore.
Ormai moltissimi musicisti amano
aggiungere ai loro
curricula la qualifica di
compositore
e in realtà a
scrivere musica sono
molti di più coloro che
effettivamente
dovrebbero scriverla.
Anche questa semplice ragione ha fatto
scadere questo ruolo. Vorrei anche
sottolineare che studiare composizione,
quando lo si è poi realmente fatto (e ciò
accade più di rado di quanto si dichiari),
non è sufficiente per definirsi compositori!
Ma lasciamo da parte, in questa sede,
questa polemica. Per quel che mi riguarda,
ho sempre cercato di arricchire e ampliare
gli orizzonti del mio linguaggio, che non
ha mai voluto essere né inutilmente
tradizionale,
né legato alle mode di quelle
avanguardie che molto spesso hanno
partorito disastri con il conseguente
allontanamento del pubblico dalle sale da
concerto. Vorrei solo aggiungere che ho
“pagato” la mia libera scelta, umana e
artistica, con un certo isolamento, al di
fuori di “affiliazioni” di ogni genere: ma la
libertà, si sa, è un bene raro e prezioso,
difficile da conquistare e da custodire.
Come dicevamo all’inizio, da molti anni
sei impegnato a livello didattico
all’insegnamento di composizione al
Conservatorio di Milano.
In una mail che mi mandasti nel luglio
scorso, mi scrivevi che ti sentivi
privilegiato a insegnare a scrivere
musica. Puoi approfondirci meglio
questo nobile sentimento e quali sono le
responsabilità e i doveri che senti per il
tuo ruolo di Maestro e docente?
Vedi, caro Francesco, io penso che
l’insegnamento della composizione sia
un’avventura fantastica che porta l’allievo
alla conoscenza di ciò che ama e lo mette
in grado di realizzare una delle pratiche
più affascinanti che possa compiere la
mente umana:
scrivere musica, riuscire cioè a
esprimere
l’infinito mondo sonoro entro cui lo spirito
si perde.
Scrivere musica, riuscire cioè a
esprimere l’infinito mondo sonoro
entro cui lo spirito si perde.
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