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Rubriche
Non ho mai creduto all’insegnamento
stereotipo, sempre uguale, anno dopo
anno; ho al contrario privilegiato la
fantasia e gli specifici interessi dei singoli
allievi, fin dal mio primo anno di docenza,
perfezionando con ognuno di loro un
personale piano di studio. Beninteso senza
tralasciare i regolari programmi, ma la
parte più prettamente
obbligatoria
(quella
in preparazione delle prove d’esame)
diviene una semplice componente di fondo
di un processo di apprendimento molto più
vario, vasto e articolato. Un altro aspetto
che fin dall’inizio ho privilegiato è stato
quello di riunire in classe regolarmente
tutti gli allievi, di qualunque anno di corso
e indipendentemente dalle loro scelte e
conoscenze. Era stato Berio – se non
sbaglio – a paragonare l’insegnamento nei
conservatori allo studio di un dentista:
ogni quaranta minuti circa entra un cliente,
il quale non sa nulla di chi è entrato prima
di lui, né di chi lo seguirà. Paradosso ben
azzeccato e pratica purtroppo ancora molto
seguita da miei colleghi.
Io ho sempre riunito i miei allievi a gruppi
(pur interessandomi singolarmente a
ognuno di essi) e nella totalità per le
lezioni di analisi che organizzo all’interno
del corso ogni settimana, con la strategia
di alternare sistematicamente un’opera
“storica” a un’opera moderna e
contemporanea. Ciò mi ha permesso di
occuparmi, in tanti anni, di un grandissimo
numero di partiture di ogni genere e di
ogni epoca. Ciò è continuato ad accadere
anche con l’arrivo degli allievi di
musicologia: posso assicurare che
compositori e musicologi, a diretto
confronto nelle lezioni di analisi del sabato
pomeriggio nell’aula 212, mettono in moto
intelligenti confronti e costruttive
polemiche, fonte come sono di
arricchimento per loro e per me.
Nella tua ampia produzione artistica e
compositiva ti sei occupato anche di
molti lavori destinati ai bambini e ai
ragazzi. In questo numero di “A più
Voci” ci stiamo dedicando, come
argomento filo conduttore, proprio al
mondo delle scuole e quindi dei bambini
e dei ragazzi e all’importanza che la
musica e la coralità possono avere per le
nuove generazioni.
Puoi darci una breve panoramica delle
produzioni che hai realizzato in merito e
di quali sono state le ragioni che ti
hanno spinto ad occuparti musicalmente
dei “giovani”?
La vocalità dei bambini e ragazzi e la
produzione di opere pensate espressamente
per loro – dai semplici canti a lavori di
teatro musicale – è stata, ed è, una delle
mie scelte più appassionate e
appassionanti;