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ricordo con emozione i gruppi di piccoli
esecutori, e talora intere scuole, con i quali
a volte ho collaborato direttamente per
rappresentazioni che ritengo, anche grazie
a loro e ai loro insegnanti, di notevole
livello per musica, scene e costumi.
Vorrei citare almeno la leggenda
medievale
Breus (opera-ballata)
e la
“trilogia di opere per bambini e ragazzi”
Ghiolmo l’Olmo o la giornata di un
albero; Enrosadira, leggenda in musica
per i bambini; I Re delle stelle, opera di
musica e teatro per un’intera scuola.
É un
argomento che vorrei approfondire, e
vorrei farlo, se possibile, con un nuovo
articolo su uno dei prossimi numeri della
rivista, cui sono grato di aver già ospitato
miei scritti.
Come ultima domanda, essendo tu
ancora molto impegnato
nell’insegnamento di composizione, ti
chiedo dal tuo osservatorio e dalla tua
esperienza come vedi i giovani
compositori oggi?
Vuoi lasciare qualche commento per chi
desidera intraprendere il mestiere di
“compositore”?
Vorrei provocatoriamente rispondere –
visto che la tua puntuale domanda me lo
permette – facendo una considerazione sul
concetto di “giovani”. Chi sono, anagrafe a
parte ovviamente, i “giovani compositori”
di oggi? Quelli che hanno meno di
trent’anni, ma molti dei quali sono vecchi
dentro, non solo per lo stile delle loro
“novità”, spesso vetusta accademia
mascherata di nuovo, ma anche per il
modo di concepire i modi di “far carriera”,
o non invece i compositori magari più
avanti negli anni, quelli però che hanno
conservato e ritrovano e rinnovano ogni
giorno la freschezza della loro ricerca e del
loro linguaggio? E com’è che l’
ufficialità
si interessa spesso solo, guarda caso, di
nomi e scuole di un certo tipo e di certe
tendenze (e qui senza limitazioni di età)?
Con il risultato poco felice che la musica
contemporanea è divenuta una nicchia
chiusa, frequentata prevalentemente e
spesso soltanto dagli addetti.
Siamo ben lontani dalle radicali lotte di
inizio e di metà del secolo scorso, e ciò
non è un bene per la musica, né per
l’esistenza stessa dei compositori.
Vorrei finire con l’augurio, certamente
utopico, che per la musica vera venga
quell’
età dell’oro
che Novalis identificava
con i bambini, un mondo di purezza e
bellezza incontaminate.
Grazie, caro Francesco, per questa
intervista, che le tue domande hanno
condotto sul filo di un genuino interesse
verso la musica e la mia persona. Mi hai
fatto sentire importante!
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