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3377A cura di Luigi Fertonani(critico di Bresciaoggi)La composizione incompiuta di Franco Margola era destinata a un organico molto impegnativo per orchestra, tre cori che rappresentavano i devoti popolani, i pastori e i cori angelici, oltre a %u201cUna Voce%u201d e al personaggio narrante di Eglo. Margola aveva gi%u00e0 portato a buon punto il progetto sul testo di Roberto Pancari, basta guardare l%u2019inizio, con la linea melodica che accompagna l%u2019esordio della voce narrante di Eglo: Tommaso Ziliani ha preso questa parte manoscritta e l%u2019ha attribuita al violino e al violoncello, proseguendo con parti destinate ai fiati (flauto, oboe, clarinetto e fagotto) e all%u2019arpa, ricavandole dal manoscritto originale. Ziliani ci porta quindi a una scelta cameristica anche se con ben sette strumenti oltre alle voci non risulta eccessivamente riduttiva e anzi, con la variet%u00e0 dei timbri scelti, ben rappresenta i colori orchestrali che certo l%u2019autore immaginava.Ovviamente Ziliani non si %u00e8 limitato a una semplice trascrizione delle parti gi%u00e0 scritte: in molti casi ha dato corpo agli abbozzi di Margola con una serie d%u2019interventi. Ad esempio quando la voce di Eglo nella quarta parte della Cantata ha bisogno di un supporto, sulle parole %u201cVoce d%u2019angeli riaccende la gioia di questa notte%u201d, prima della ripresa dell%u2019%u201dAdoremus Dominum%u201d, che con la linea melodica affida il testo prima alle voci bianche e poi con le varie sezioni al coro misto; in questo caso Ziliani riprende figurazioni gi%u00e0 usate in precedenza. Particolare l%u2019intervento nella parte finale della partitura che nonostante la semplicit%u00e0 degli schizzi lasciati da Margola assume quel carattere trionfante suggerito dal testo alleluiatico che corona ottimamente la Cantata.Una Cantata per la Notte di NatalePubblicazioni editoriali e discografiche